Macchiagodena appare per la prima volta con la 
            denominazione "Maccia de Godina". Il centro assurse al ruolo di 
            guardia di confine tra le contee longobarde di Isernia e Boiano, poi 
            a quello di punto di osservazione del tratturo Pescasseroli-Candela. 
            Il periodo medievale e quelli immediatamente successivi non videro 
            altro che uno scorrere di famiglie più o meno importanti che di 
            volta in volta ne divenivano titolari. 
            Tra queste meritano menzione quelle dei Pandoni e dei Mormile. 
            
            
            Monumenti Il castello appare nel centro storico 
            a completamento di una sorta di mosaico, questo è stato realizzato 
            sull'apice del colle sul quale si sviluppò il centro abitato, su di 
            un blocco roccioso che lo rendeva inaccessibile, ha subito nel corso 
            degli anni varie modifiche e riadattamenti dovuti ai terremoti ed 
            alle esigenze dei vari assegnatari. Oggi il blocco centrale elevato 
            sulle tracce strutturali della costruzione originale, ingloba 
            torrioni circolari che rendono ancora l'idea di una robusta fortezza 
            minacciosa verso chi ambisse ad espugnarla, infine presso il 
            castello rimane una scultura raffigurante un leone assegnabile 
            all'epoca romanica. 
            
             
            
            
 
            Il castello, 
            fra i megli conservati del Molise, è su uno sperone di roccia 
            calcarea, in prossimità della chiesa madre.
            Nel periodo 
            longobardo il castelllo costituiva un’importante fortezza di 
            avvistamento e di controllo dei confini tra la contea di Isernia e 
            la contea di Bojano, del tratturo Pescasseroli-Candela e dell’intera 
            piana di Bojano.
             
             
            
            
            FESTE E SAGRE 
            
            In 
            alcuni strati della popolazione sopravvivono tradizioni popolari 
            alquanto antiche e curiose come quella del "rapimento", che consiste 
            di rapire la sposa da parte del pretendente nel periodo che precede 
            di poco il matrimonio. 
            
            
            Resta di un certo interesse la danza locale 
            detta "tuzzaculo". Il 17 maggio in occasione della festività 
            del santo patrono si svolge una caratteristica fiera in cui viene 
            venduto di tutto. 
            
            
            In 
            estate vengono organizzate varie manifestazioni popolari e 
            culturali, in più vi sono sagre culinarie.