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 Ailano

  Pugno di case alla sommità di un colle, borgo medioevale con stradine a gradoni, situato nella media valle del Volturno, Ailano è un delizioso e gradevole paesino, il cui territorio, prevalentemente collinare e attraversato dal fiume Lete che qui sfocia nel Volturno, è composto da pascoli e boschi dove c'è prevalenza di faggi e querce, e nei quali vivono volpi, pernici, fagiani e quaglie.
 Non ci sono notizie certe sulla nascita di Ailano anche se il suo territorio fu abitato fin da tempi remoti, a cui risalgono un pugnale ed alcune punte di freccia oggi conservati presso il Museo Campano di Capua. All'interno dell'abitato, e nelle zone circostanti il paese sono state rinvenute tombe di età sannitica e, in località Zappini, dove sono state ritrovate due statuette in bronzo raffiguranti Ercole e Marte, sorgeva un santuario preromano. Si ritiene che il borgo sia sorto sulle rovine della Villa Aebutiana, alla cima della collina, e che la villa diventò Castello facente parte, durante la dominazione normanna, della baronia di Prata. Infatti a questo periodo risalgono le prime notizie di un castello fortificato denominato Aylanum. Dal 718 il territorio fu del Convento di San Giovanni e successivamente del Monastero di Santa Maria in Cingla, quindi possedimento dell'Abbazia di Monte Cassino. Dal 1187 al 1229 Ailano appartenne a Guimondo Rosso e poi, in seguito al matrimonio di Spinello d'Aquino con Maltruda, figlia di Raone Rosso, diventò feudo dei d'Aquino. Nel 1230 Federico II, ritornato da Gerusalemme, riuscì a liberare Ailano che era diventata possedimento del Pontefice. Dal 1329 al 1381 fu feudo della famiglia Capuano; poi, fino al 1398, restò alla famiglia Gaetani. Dal 1399 al 1530 furono feudatari di Ailano la famiglia Capuano, i Sanframondo, i Pandone in quanto Mariuccia Capuano sposò prima Carlo Pandone, ed alla sua morte, si risposò con Niccolò Sanframondo. Dal 1530 al 1733 il feudo di Ailano passò di mano in mano, finché giunse alla famiglia Pescarini di cui rimase fino al 1806, anno dell'eversione della feudalità.
  Ad Ailano si ebbero i primi gruppi di Carbonari che prendevano le loro decisioni nella chiesa dell'Annunziata e, nel 1860, il castello ospitò alcuni patrioti che si stavano organizzando per liberare dai Borbone la Terra di Lavoro. Durante la Seconda Guerra Mondiale l'area, per la sua posizione strategica dietro le colline, fu occupata dai Tedeschi e la popolazione fu costretta ad abbandonare il paese.
  Le attività economiche principali sono l'agricoltura con la produzione di grano, granone, fagioli bianchi e rossi, foraggi, olio, frutta, ortaggi, vino e l'allevamento.
  A valle dell'abitato di Ailano, in località Acqua Solfurea, c'è una sorgente di acqua minerale che, fino a prima della guerra, era sfruttata anche per bagni termali. Oggi la sorgente, posta in un vecchio recinto e dotata di una antichissima fontana, è meta di visitatori per il caratteristico gusto dell'acqua che vi sgorga e per i suoi benefici effetti dermatologici.
  Di grandissimo interesse artistico sono:
- le rovine del Monastero benedettino di S.Maria in Cingla , che, fondato nel medio Volturno poco prima del 748 per volontà del duca di Benevento Gisulfo II sui resti di una chiesa privata, San Cassiano, proprietà dello sculdascio beneventano Saraceno, è un importantissimo monumento medioevale. Fino alla venuta dei Normanni accoglieva solo fanciulle nobili longobarde. Il monastero fu distrutto dai saraceni nell'847 e nel 943; in seguito le monache si ritirarono a Capua. Fu ricostruito agli inizi del XII secolo dall'abate Gerardo, sul modello della chiesa cassinese di San Martino,divenendo dipendenza di Montecassino, ed era ancora in piedi agli inizi del Settecento. Vi furono effettuati lavori di scavo nel 1870 e nel 1903, con il ritrovamento di sepolcri, tronchi di colonne, capitelli, cornici e del pavimento a mosaico della chiesa; furono allora rilevati anche i resti di affreschi sul muro laterale della navata centrale e nell'abside minore di destra. Il paliotto romanico dell'altare fu trasferito nella chiesa di San Giovanni, e fu rimontato nell'altare del Rosario. Nel 1985 è stato rinvenuto un capitello con foglie stilizzate e appuntite, databile al IX o al X secolo. Attualmente tra i resti del Monastero di Santa Maria in Cingla, si possono riconoscere il recinto e, tra quelli della chiesa abbaziale, larga quasi 20 metri, l'abside laterale destra e quella di sinistra.
  Da visitare sono:
- la Chiesa di San Giovanni Evangelista  di origine antica e restaurata nel 1906; è a tre navate e conserva, oltre al paliotto romanico dell'altare del Rosario proveniente dal monastero di Cingla, il paliotto dell'altare maggiore del XVII secolo, realizzato in breccia rossa con intarsi di marmo grigiastro, il fonte battesimale del XVI secolo, la statua in legno di San Giovanni, della fine del XVI secolo, il busto di Sant'Onorio e alcune tele del XVII secolo; la campana grande risale al 1658 ed è stata più volte restaurata;
- la Chiesa S.S. Annunziata, fondata nel XVII secolo, della quale restano solo alcuni tratti laterali di mura, in quanto, agli inizi del 1960, è stata ricostruita sotto forma di cappella;
- i resti del castello risalente al 1531 di cui notevole è la torre merlata;
- la Chiesa di S.Antonio da Padova del XV secolo, che ha subito varie trasformazioni nel corso dei secoli;
- la Cappella di Santa Marta risalente al XVIII secolo;
- la Porta di San Giovanni risalente al XVI secolo.
  Fra gli eventi si ricordano:
- le feste del santo patrono, il 6 maggio e il 27 Dicembre;
- la festa di S.Antonio, il 13 giugno;
- la fiera agricola nel mese di Settembre.
 

 


 Panorama



 Il centro



 Le mura di Santa Maria in Cingla



 Chiesa di S. Giovanni



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