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 Per affrontare il tema dei ricoveri pastorali bisogna iniziare dalla 
descrizione di una tipica capanna. Prendiamo come modello quelle poste ai 
piedi del Colle Bellavista nei pressi di Campitello, ma gli stessi caratteri 
tiopologici li ritroviamo in altre località del Matese. Innanzitutto vediamo 
che la capanna è addossata ad un pendio con i lati corti che seguono il suo 
andamento; essa dispone l¹ingresso, anche al fine di evitare la penetrazione 
al suo interno dell¹acqua di ruscellamento, nel lato più basso che, quindi, 
risulta protetto dalla parte retrostante del manufatto. Del resto è 
inevitabile che l¹accesso sia posto su questo lato perché gli altri lati 
sono incassati nel pendio (quello opposto, totalmente). L¹accesso deve 
essere frontale, cioè in un lato corto, e non laterale per due ragioni che 
poi sono un tutt¹uno, l¹una che la forma cosiddetta ³a capanna² prevede qui 
la parete più alta permettendo così l¹ingresso e l¹altra che solo quello 
corto è un lato interamente verticale a differenza dei lati lunghi nei quali 
alla parete si sovrappone la falda di copertura. Il varco di accesso occupa 
quasi interamente il fronte. L¹architrave può essere formato da un¹unica 
lastra di pietra calcarea o da un  robusto tronco d¹albero. Manca una vera 
e 
propria porta e tutt¹al più a chiusura dell¹ingresso vi è una rozza grata di 
legno. Ovviamente non esistono finestre che, d¹altrocanto, sarebbe 
impossibile aprire data la ridotta altezza dei muri perimetrali. Ci 
soffermiamo ora sulle caratteristiche della struttura muraria. Si tratta di 
muratura irregolare con pietre disposte a secco. Proprio per l¹assenza della 
malta occorre utilizzare, per garantire la stabilità dell¹opera, massi di 
pezzatura piuttosto grande. Questo è un aspetto tecnologico fondamentale che 
condiziona anche l¹altezza della costruzione: essa deve necessariamente 
rimanere bassa poiché è difficile la messa in opera di pietre grandi dopo 
che il muro ha raggiunto una certa altezza essendo difficoltoso alzare 
questi massi per portarli alle quote superiori. Pertanto il muro della 
capanna si limita alla parte basamentale del volume che, all¹interno, è 
costituito, pur formando un unico ambiente, da una prima zona compresa tra 
le pareti verticali e una zona superiore racchiusa dall¹introdosse delle 
falde inclinate del tetto. In qualche maniera, così come succede in altri 
tipi di capanne (ad esempio le ²pagliare²), la muratura può essere 
considerata il basamento di altre strutture. Il muro basamentale ha pure 
un¹altra funzione che è quella di anello livellatore nei casi di terreni 
scoscesi, come nel caso di studio, per assicurare un appoggio orizzontale 
alla copertura. Passiamo adesso all¹esame della copertura basandoci su pochi 
scarsi indizi e sul raffronto con le poche testimonianze rimaste, seppur 
deteriorate, in quanto le coperture tipiche sono state sostituite con fogli 
di lamiera o lastre di eternit. Il tetto era formato da due falde con 
spioventi sorretti da una serie di pali poggianti sui muri laterali. Si 
tratta di pali in legno flessibile, quindi di grossi rami, e non di tronchi 
rigidi. Questi pali richiamano i pali utilizzati in altre capanne primitive 
presenti nell¹area molisana, ancora le ²pagliare², che venivano infissi al 
suolo e il loro essere conficcati nel terreno assicurava la solidità della 
struttura. Certamente l¹adozione dei pali che hanno una sezione resistente 
inferiore a quella del tronco limita le dimensioni degli spazi ed, appunto, 
le capanne pastorali sono di larghezza ridotta. Vi sono particolari tecniche 
d¹incastro dei pali, dall¹impiego di robusti legacci per impedire lo 
scivolamento dei rami inclinati alla scelta di pali con forcella per 
ottenere un mutuo contrasto. Su questi puntoni inclinati sono legati altri 
rami minori a sostegno del manto di chiusura ottenuta poggiando sopra la 
ramaglia zolle di terra e muschio. Se si riconosce al tetto una funzione più 
ampia di quella di sola copertura, ma anche di involucro dello spazio 
interno e, perciò, analoga a quella del telaio obliquo che forma la 
²pagliata² si può rilevare che nella capanna pastorale convivono due tipi di 
strutture, l¹una, quella della muratura, che è insieme portante e chiudente 
e, quindi, continua e l¹altra, quella del tetto, che è discontinua poiché i 
pali sono portanti, ma non chiudenti (a chiudere ci pensano le zolle di 
terra e le frasche). Un¹ulteriore osservazione è relativa ai materiali 
adoperati nella costruzione che sono la pietra ed il legno, ambedue 
materiali impiegati così come si trovano in natura al contrario, mettiamo, 
del mattone che invece deve essere prodotto poiché l¹argilla per essere 
utilizzata nelle costruzioni presuppone un processo di trasformazione 
tecnologico; nelle capanne pastorali, poi, non compare mai il metallo 
(neanche sotto forma di chiodi utili per bloccare al loro incrocio i pali 
che reggono le falde del tetto) che non è un materiale facilmente 
reperibile. Non abbiamo citato tra i materiali anche le zolle di terra in 
copertura in quanto ad esse vogliamo dedicare una speciale considerazione: 
trattandosi di materiale deteriorabile il loro impiego indica che il 
ricovero non è destinato a durare a lungo nel tempo. Da ciò si desume che le 
capanne pastorali sono precarie, a differenza dei manufatti agricoli, e ciò 
va collegato alla natura di questa pastorizia che pratica l¹alpeggio, una 
consuetudine che deriva, anche se alla lontana, dal fenomeno del nomadismo. 
Finora abbiamo visto l¹involucro, da questo momento entriamo nella capanna. 
Il piano di calpestio è costituito da terra battuta e solo in qualche caso 
da lastre di calcare. Il letto è fatto da una struttura di legno poiché il 
giaciglio, dovendosi evitare l¹umidità del suolo e non bastando una stuoia, 
deve essere rialzato da terra. Il letto è l¹elemento fondamentale di una 
capanna pastorale la cui principale funzione è quella di ricovero notturno. 
Sia in orizzontale sia in verticale le dimensioni della capanna sono in 
dipendenza del letto. Si può dire che planimetricamente il modulo formativo 
di una capanna è dato dalla porzione di terreno occupata da una persona 
distesa; anche l¹altezza è in relazione alla posizione sdraiata o seduta 
(occorre considerare, a questo proposito, che per permettere ad un uomo di 
stare all¹impiedi all¹interno di una capanna sarebbe necessario aumentare 
l¹altezza dei muri, cosa che, essendo muri a secco è difficile). Nelle 
capanne più complesse e costruite più di recente quindi con materiali 
migliori dove si può stare eretti si riscontra una distinzione funzionale 
tra la zona-giorno e zona-notte. Mentre in questa seconda stanza si dorme, 
la stanza vicina serva a preparare i pranzi o a lavorare il latte per farne 
il formaggio e qui si trova il focolare che nelle capanne pastorali 
primitive è situato al di fuori. Pure il posto usato per accendere il fuoco 
ha avuto una trasformazione perché all¹inizio era il centro del vano e poi 
ha cominciato ad addossarsi al muro ricoperto da una cappa di camino. Siamo 
arrivati ai rifugi pastorali più progrediti che rappresentano una evoluzione 
delle capanne pastorali originarie, e che sono, in un certo senso, i 
progenitori delle nostre case se, allargando lo sguardo, si passa dalla 
montagna alle zone collinari dove sono ubicati gli insediamenti umani. 
Questa operazione mentale è legittima se si tiene conto che siamo 
all¹interno del medesimo ambito culturale dal quale derivano i modi 
costruttivi della tradizione locale. E¹ lecito tale collegamento logico in 
quanto si tratta, quelle pastorali, di capanne in muratura (contrariamente, 
per capirci, alle ²pagliere²) e la robustezza delle pareti dà la possibilità 
di appoggiarvi solai contigui che sono, poi, un connotato essenziale delle 
case. Qui non si intende solo dimostrare una discendenza della casa rurale, 
isolata in campagna, dalla capanna pastorale, ma pure un rapporto tra 
quest¹ultima e le case urbane. A questo scopo va notato che le capanne 
essendo rettangolari ed avendo pareti verticali (a differenza, ad esempio, 
delle tende dei pellerossa che sono di pianta circolare e coniche) possono 
aggregarsi fra loro e dar luogo ad un agglomerato abitativo. Il ragionamento 
sviluppato sopra può sembrare forzoso se non si riflette sul fatto che la 
capanna e la casa sono frutto dell¹unica cultura architettonica formatasi in 
questo luogo. Ambedue questi manufatti sono utilizzati dalle medesime 
persone le quali hanno provveduto direttamente o collaborato alla loro 
realizzazione perché siamo di fronte ad un¹architettura senza architetti e, 
a volte, senza neanche muratori (come testimoniano le capanne pastorali). Se 
la congerie culturale che permea questi manufatti è la stessa essa è, però, 
differente da quella che si è affermata in altre zone dove vi sono capanne 
(usiamo sempre le ²pagliere² come prova) totalmente diverse. Mentre la 
cultura edilizia moderna tende ad imporre una soluzione architettonica 
standard in ogni luogo giungendo a costruire con prodotti industrializzati, 
nella cultura tradizionale vi sono tante risposte costruttive quante sono le 
specificità ambientali. 
 
Francesco Manfredi-Selvaggi 
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