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Moderne e veloci vie di comunicazione oggi permettono di raggiungere agevolmente il Molise, l'antica terra del Sannio. Si può, quindi, cogliere l'occasione di conoscere un paesaggio naturale di suggestiva bellezza, ad ancora in buona parte intatto. Il suo habitat è favorevole allo sviluppo ed al mantenimento della flora e della fauna, che assumono aspetti completamente diversi tra la costa e l'interno, tra la collina e la montagna. Infatti, la struttura orografica molisana è convulsa, prevalentemente montuosa: dall'alta montagna con i contrafforti della catena delle Mainarde ed il massiccio calcareo del Matese, situati nel versante occidentale, si passa ad altipiani ricchi di sorgenti d'acqua (nei pressi di Capracotta, di Agnone, di Pietrabbondante, di Pescopennataro, di Frosolone); dalle cime, innevate fino a giugno, si passa alle colline ed alle distese pianeggianti degradanti verso il mare.

La fascia costiera, bassa e uniforme, accoglie la tipica vegetazione litoranea adriatica: l'erba medica, l'erba marina, la coda di topo, alcune graminacee, l'ammofila, le ombrellifare spinose e le tamerici. Rari sono i boschi litoranei: l'unica pineta costiera si trova presso la marina di Petacciato e di Montenero di Bisaccia. L'immediato entroterra è una delle poche zone che hanno perduto l'aspetto originario a causa delle trasformazioni agricole e dell'urbanizzazione. Solo qua e là si trovano residui di boschi che occupavano tutto il litorale. Nel territorio di Larino, per esempio, esisteva il famoso bosco di Raminelli, che costituiva l'ultimo residuo della vegetazione forestale estesa, in tempi lontani, su tutto il litorale adriatico. Si trattava di un bosco situato ad altitudine modesta, da 3 a 30 metri s.l.m., costituito di querce, di caprini e di varia vegetazione arbustiva. Esso è stato sostituito ormai da coltivazioni e da altri tipi di boschi formati da pini marittimi e da pini d'Aleppo.
Sulle rive dei fiumi, alle rade pinete si associano boschetti di tamerici, di fitti canneti e, procedendo verso l'interno, di salici, di ontani e di pioppi; nelle valli della zona occidentale del Molise (Volturno) si rinviene una ricca vegetazione mediterranea, con predominanza di olivo e di mandorlo.
Sulle colline litoranee e fino ad una altezza di 400-500 metri s.l.m. vegetano il mirto, il lentisco, abbondanti cespugli di rosmarino, le eriche e i ginepri.
Sulle colline interne la vegetazione riprende rigogliosa; dominano i querceti, che si spingono fino a 1000-1200 metri di altitudine e formano boschetti misti, costituiti da vari tipi di alberi (cerro, rovere) e con un ricco sottobosco. Dove questi boschetti sono stati degradati dal pascolo, dal taglio periodico dell'uomo o dagli incendi, la vegetazione scarseggia, soprattutto lungo i pendii; vi prospera soltanto la garriga, un tappeto discontinuo di erbe annuali e di arbusti bassi (in media 30 cm di altezza), legnosi, spesso contorti, ricchissimi di fiori variopinti e profumati; tra gli arbusti vi sono molte piante aromatiche come la lavanda ed il timo.
Se i versanti di queste colline sono soggetti a frane o a calanchi, a causa del terreno argilloso a "Flysh" (argilla scagliosa, ricca di magnesio, che smotta facilmente a contatto con l'acqua), la vegetazione scarseggia ugualmente e vi prosperano soltanto piante argillofile, sono graminacee xerofile, piccole piante legnose ed erbacee, tutte specie molto resistenti, che riescono a vegetare in un ambiente molto inospitale.
Al di sopra del 1200 metri s.l.m. la vegetazione cambia. Le ampie e pianeggianti strade che attraversano le valli si adeguano alla montagna con ampi tornanti, tra boschi ora di castagno, ora di faggio, ora di abeti, in un gioco di luci e di ombre per giungere nella zona più interessante del Molise, nella regione degli antichi Sanniti Pentri; è il "Molise Altissimo", che si svolge con continui saliscendi, in un inconsueto scenario di groppe montuose. Qui i querceti scarseggiano e sono sostituiti da bellissimi boschi di alto fusto: cerreti e faggeti. I cerreti, formati dal cerro (Quercus cerris), un tipo di quercia a foglie caduche, sono tra i più belli d'Italia e danno il nome ai paesi come Cerreto sul Volturno e Cerro al Volturno.
I faggeti arrivano sul Matese fino a 1900 metri, al limite della vegetazione arborea; sono foreste dense, ombrose, spesso inframmezzate da tigli, aceri, sorbi, ornielli e da un abbondante sottobosco composto da anemoni, felci, ranucoli ed asperule. Talora nelle faggete compare l'abete bianco, tipico dei monti del Matese ed un tempo frequentissimo; infatti questa conifera, originaria di climi freddi, ebbe la sua massima diffusione in Italia durante le espansioni glaciali dell'era quaternaria e copriva il Molise fino alle rive del mare. Con il mutamento del clima, l'area di diffusione dell'abete appenninico , si ridusse e l'uomo con il disboscamento ha fatto il resto. Attualmente importanti abetaie si trovano ancora presso Pescopennataro, Capracotta, Collemeluccio, Rosello, Monte di Mezzo, Pesche, tutte "riserve naturali orientate" e protette dallo Stato, che costituiscono un meraviglioso polmone di verde. Sui monti della Meta, che segnano il confine del Molise con il Parco Nazionale d'Abruzzo, vegeta il pino nero, tipico dei climi rigidi e dei terreni inospitali.
Sulle grandi vette, a oltre 1500 metri s.l.m., là dove il terreno è essenzialmente roccioso, la vegetazione si riduce a qualche ciuffo d'erba, dove il terreno è pianeggiante (per esempio sul pianoro di Campitello Matese) la vegetazione del trifoglio, dell'ortica, del cardo e del verbasco con i suoi vivaci fiori, formano gli ubertosi pascoli molisani.
A questa flora così varia è legata la fauna, che ha perduto il suo carattere originario soltanto lungo la costa marina, mentre all'interno è ancora viva e abbondante. Nella fitta vegetazione presente lungo i corsi d'acqua che non conoscono ancora l'inquinamento, vive una fauna numerosa. Sulle rive del Volturno, del Sangro, del Trigno e del Biferno, ci sono molti uccelli acquatici palustri e nell'alto Sangro alcuni degli ultimi esemplari di lontre italiane; nelle acque ossigenate delle sorgenti vive la trota fario, che niente ha da invidiare alla trota alpina; nei letti fluviali vivono cavedani, tinche, carpe, barbi, scardole ed alborelle; verso le foci si trovano cefali, spigole, anguille ed altri pesci che risalgono la corrente del fiume dal mare. Anche le acque dei laghi di Occhito e di Castel S. Vincenzo ospitano i salmonidi.
Nelle campagne ci sono molti roditori: lo scoiattolo, la lepre, il ghiro, il topolino di campagna, il coniglio selvatico; tra gli insettivori sono diffusi la talpa ed il riccio; tra i carnivori il tasso, la donnola, la faina e la volpe, che è particolarmente numerosa nell'agro di Larino e di Casacalenda, di Carpinone e di Campolieto, di Ripalimosani e di Toro. Un altro carnivoro, il lupo, è ancora presente sui monti del Matese e sulle montagne di Capracotta, in prossimità dei pascoli naturali. Le grandi distese boschive di lecci e di faggi offrono ottimo nutrimento ai maiali. I rettili sono scarsi; tra i non velenosi è comune la biscia; tra i velenosi sono presenti l'aspide, che vive tra i rovi e le ginestre, la vipera comune, che vive nelle zone pietrose dei monti del Matese e della Meta.
Ad altitudini elevate nidificano l'aquila, lo sparviero, la poiana ed il falco. Invece la selvaggina, di cui il Molise abbondava, oggi si fa rara; la quaglia ormai si trova in poche zone, la starna sui monti di Frosolone, di Spinete, di Macchiagodena, di Longano e di Miranda, la pernice sul monte Miletto e sulle Mainarde.
Il cinghiale, che supera di gran lunga il quintale, ha trovato il suo habitat nelle zone dell'alto Molise. Un tempo erano numerosi l'orso marsicano ed i caprioli; oggi sono quasi estinti e quelli superstiti restano protetti a ridosso del confine con l'Abruzzo.
Questa Biocenosi, ormai unica nel territorio nazionale per posizione baricentrica e valore naturalistico, contenuta in un fazzoletto di terra, la meno inquinata d'Italia, che va dalle splendide terrazze sul Massiccio del Matese e delle Mainarde fino all'ampia finestra sul mare Adriatico, custodisce anche un artigianato scampato alle ambizioni dell'industria "designe"; un ambiente urbano intatto da secoli, fatto di numerosi paesini, ciascuno dei quali ha qualche cosa da mostrare; vestigia archeologiche ed artistiche, che narrano l'antica e gloriosa civiltà dei Sanniti e dei Romani. E' un vergine patrimonio naturale ed artistico, dall'aspetto solitario ed arcaico, che possiede la regione Molise ed è motivo di attrazione e di fascino per i turisti del resto dell'Italia e dell'Europa.

Tratto da: Guida del Molise - Monografie -

Foto  e descrizione dei Fiori : Domenico Patullo

     

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